Fluminimaggiore, tempio di Antas

Architettura romana

Testimonianze grandiose della romanità in Sardegna

La Sardegna romana viene fortemente segnata da un intenso processo di ridefinizione del proprio paesaggio. Uno dei tratti distintivi delle politiche di dominazione di Roma è infatti sempre stato quello di imprimere ai territori controllati una forma paesaggistica che fornisse, già da un punto di vista visivo, una inequivocabile sensazione di "romanità" in qualunque parte dell'impero ci si trovasse.

Lo sviluppo delle città

La storia dell'urbanizzazione romana della Sardegna ha inizio molto prima del momento in cui, nel 238 a.C., l'isola passa sotto il dominio diretto dei Romani. È infatti probabile che già nel VI sec. a.C. il primo trattato tra Roma e Cartagine sancisse la possibilità per Roma di esercitare i propri traffici commerciali in Sardegna.

I porti

La Sardegna venne sottoposta in età romana ad un intenso sfruttamento sia agricolo sia minerario. Preziosa quindi dovette rivelarsi la capacità di assicurare il traffico marittimo per il trasporto delle risorse recuperate nell'isola da incanalare nella rete di traffici commerciali, assai fiorenti in età romana.

La rete stradale

Il controllo romano della Sardegna fu basato innanzi tutto sull'imponente ed efficiente rete viaria. Il sistema venne, con ogni probabilità, impostato sui percorsi stradali già tracciati nella precedente epoca fenicio-punica, a cui si aggiunsero ponti e vie di raccordo tra le tratte principali e quelle di penetrazione per agevolare l'accesso e quindi il controllo delle zone interne.

Strutture urbane

Dal momento in cui, nel 227 a.C., la Sardegna divenne provincia romana, il processo di romanizzazione dell'isola si fece sempre più intenso, in particolare nelle città, che subirono un progressivo processo di rinnovamento urbanistico nell'impianto e nell'apparato edilizio.