Un momento del processo di panificazione

La panificazione

La panificazione

Da tempi remoti il pane è stato il cibo basilare della alimentazione dei sardi, così come di molti altri popoli mediterranei; tuttavia, in Sardegna, il ciclo della panificazione domestica si presenta con una incisività ed una persistenza che non hanno molti riscontri altrove.

La molitura

Prima della diffusione di una fitta rete di mulini pubblici elettrici, avvenuta tra le due guerre mondiali, due erano fondamentalmente i sistemi usati per la molitura dei cereali: la mola asinaria, variante della mola romana antica, presente in tutta l'isola a livello domestico, ma soprattutto nelle zone del Meridione, e i mulini ad acqua introdotti probabilmente nell'Alto Medioevo.

Il pane "carasàu"

Il pane "carasàu" fino agli anni Cinquanta del Novecento era il pane d'uso abituale delle famiglie benestanti; quelle di condizioni modeste lo consumavano alternato al pane d'orzo e al più economico pane integrale (chivàrju), destinato prevalentemente alla servitù. Essendo un'attività domestica di gruppo, la panificazione richiedeva la presenza costante di almeno tre donne.

Il pane d'orzo

Alcuni detti popolari nuoresi sulla preparazione della farina e del pane d'orzo detto "orjàttu" o "pàne de òrju", rivelano con sufficiente chiarezza quale impegno comportasse questo tipo di panificazione. Per quanto ne risultasse un pane nutriente e di buon sapore non ripagava appieno delle energie spese quanto il pane di grano.

I pani giornalieri

Uno dei dati più appariscenti della produzione domestica del pane di consumo giornaliero è la grande variabilità delle tipologie sia su scala regionale sia a livello locale, e non solo in relazione alle forme. La molteplicità dei tipi è legata anche alla utilizzazione in primo luogo di farine di grano, secondariamente di farina d'orzo, ed infine di macinato di altri cereali ed anche di ghiande.

La Candelarìa di Orgosolo

La mattina del 31 dicembre i bambini di Orgosolo si recano di casa in casa per chiedere "sa candelarìa". A porte aperte, le donne sono pronte ad accogliere positivamente e con sollecitudine la richiesta: "A nolla dàzes sa candelarìa?" (ci date la candelarìa?), che dalle prime luci del mattino fino a mezzogiorno risuonerà ininterrottamente sugli usci del case del paese.