Una storia per frammenti
Una storia dell'arte altomedievale in Sardegna è possibile soltanto come storia di frammenti, sia pittorici sia soprattutto scultorei.
Una storia dell'arte altomedievale in Sardegna è possibile soltanto come storia di frammenti, sia pittorici sia soprattutto scultorei.
Il quadro della pittura in Sardegna dal IV all'XI secolo si presenta povero e non omogeneo, rispetto ad altre aree mediterranee interessate dalla continuità del sostrato locale, dall'irradiazione della cultura artistica romana e costantinopolitana, dall'innesto e dalla rielaborazione di modi formali dei diversi ambiti occidentali e orientali, sia cristiani sia islamici.
Come per la storia dell'architettura, anche per la scultura altomedioevale in Sardegna può proporsi una periodizzazione che proceda parallelamente alle date e agli eventi di demarcazione storica, dalla precoce introduzione del cristianesimo nell'isola alla fine dell'epoca vandalica (534 d.C.) per la documentazione tardoantica, dalla metà del VI al VII secolo per quella paleobizantina, dalla metà del X ai primi decenni dell'XI secolo per la mediobizantina, con sporadici documenti scultorei che si inseriscono a colmare il vuoto dell'VIII-IX secolo.
Fra il X e i primi decenni dell'XI secolo, quando la Sardegna bizantina evolveva nella Sardegna giudicale, si colloca una serie di sculture marmoree, proveniente da diverse località del Cagliaritano, fra le quali riveste uno speciale interesse la lastra con grifo e pegaso, ritrovata in mare presso l'isola di San Macario (Pula) e custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Le fibbie bronzee di cintura rinvenute in Sardegna coprono l'arco cronologico dalla metà del VI al VII secolo. Per la maggior parte sono inquadrabili nel tipo Corinto e nel tipo Balgota, caratterizzati dalla forma della placca, rispettivamente triangolare o cuoriforme, traforata. Sono manufatti diffusi in gran parte del Mediterraneo e prodotti in poche grandi officine, una delle quali probabilmente a Roma.